Si parla di somme elevate, anche cinque anni di arretrati con 3 mila euro complessivi: i recenti ricorsi con sentenze favorevoli stanno accelerando l’erogazione del bonus docenti anche agli insegnanti precari precendemente esclusi dalla misura.
Il problema è sorto poichè originariamente questa misura era stata prevista dalla legge 107 del 2015 (cosiddetta “Buona Scuola“) soltanto per i docenti in ruolo.
Ciò aveva escluso da questa agevolazione una moltitudine di insegnanti precari: migliaia che negli ultimi anni hanno deciso di ricorrere contro questa esclusione.
E adesso inizia a “maturare” il frutto di tutti questi ricorsi. Scopriamo nello specifico quali sono gli ultimi sviluppi su questa controversa vicenda.
Secondo un’ordinanza dello scorso maggio emessa dalla Corte di Giustizia europea tutti i docenti, anche precari, della scuola il diritto ad usufruire del beneficio economico di euro 500,00 annui, tramite la cd. “Carta elettronica” per l’aggiornamento e la formazione del personale docente.
Secondo l’ordinanza della Corte UE:
“la clausola 4, punto 1, dell’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato, concluso il 18 marzo 1999 osta a una normativa nazionale che riserva al solo personale docente a tempo indeterminato del Ministero dell’istruzione, e non al personale docente a tempo determinato di tale Ministero, il beneficio di un vantaggio finanziario dell’importo di EUR 500 all’anno, concesso al fine di sostenere la formazione continua dei docenti e di valorizzarne le competenze professionali, mediante una carta elettronica”.
Un parere che è stato avallato anche dal Consiglio di Stato che, con sentenza 1842/2022, ha ribadito la legittimità della “Carta del Docente” anche per tutti i docenti assunti con contratto a tempo determinato.
Queste due complementari pronunce hanno così acceso la miccia a tutti quei ricorsi presentati negli anni e che, tramite questi due precedenti giuridici, hanno adesso l’approvazione anche dai tribunali locali.
Le due sentenze sopra citate concordano nello stabilire che la disposizione introdotta dalla Legge 107/2015 è palesemente illegittima perché contrasta con i principi di non discriminazione, parità di trattamento e buon andamento della Pubblica Amministrazione previsti dagli artt. 3, 35 e 97 della Costituzione.
Come abbiamo anticipato sopra queste decisioni stanno influendo positivamente sulle migliaia di ricorsi presentati in merito.
E hanno già fatto molta notizia, nello specifico, alcuni ricorsi patrocinati dall’ANIEF, sindacato che sta dando battaglia sulla misura: si sono già pronunciati a favore dei ricorrenti i tribunali di Milano, Marsala, La Spezia, Savona, Verbania, Torino e Vercelli.
Il principio su cui tutti i tribunali sono d’accordo è che sussistono stesse mansioni, stesso diritto a formarsi, perché il risultato della formazione degli insegnanti ricade sugli studenti.
E adesso il Ministero potrebbe essere costretto a erogare una quantità smisurata di somme arretrate per questi bonus: ad esempio la Sentenza di Vercelli ha stabilito che le somme non erogate valgono per ben cinque anni di arretrati, con ben 3 mila euro complessivi recuperati da una docente. E non sarebbe un caso isolato.
Questa vicenda sembra appena all’inizio.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it